martedì 29 settembre 2015

Davanti alle poste tanta gente




Così inizia una canzone di Venditti. No, quella era la scuola. Si, ok, ma adesso siamo fatti grandi e alle 8,30 la prima campana suona all'ufficio postale. Al di là della location, il punto è che a guardarsi intorno, una logica o, come direbbe qualcuno, un senso, questa società dell'iper-informazione, sembra proprio non averlo.
Ciò che più mi colpisce sono i toni. Un tempo erano discorsivi, più o meno pacati, si cercava il confronto, lo scambio, perfino la cortesia era la norma.
Invece oggi, esattamente come accade per l'informazione, anche la condivisione si è frammentata, sminuzzata come le carotine Julienne, in mille pezzettini lunghi e sottilissimi, che rimetterli assieme non si può più. E il dibattito si inasprisce, si abbassa il volume del rispetto e si alza quello del vaffanculo facile. La tolleranza ha le ore contate.
Debordazioni continue dei limiti di quella che una volta si chiamava buona educazione, la pazienza è schiacciata al muro come un insetto fastidioso. Negli uffici pubblici, in mezzo al traffico, sul web e in qualunque occasione in cui semplicemente si addiviene ad un contatto tra due o più persone, la soglia della tolleranza è talmente sottile che ti si avventano alla giugulare al minimo accenno di far valere i tuoi diritti.
Assistiamo quotidianamente a pericolosi fermenti di collisione dialettica in ogni dove, non solo sui social network (nei quali è facile nascondere il dito omicida dietro uno schermo illuminato).
Una trasmissione tv, un servizio giornalistico, perfino delle banali osservazioni su un social network si caratterizzano per attacchi reiterati, guerre di religione, battaglie di vita o di morte. E tutto questo al solo scopo di prevalere dialetticamente!

Si stanno deteriorando i rapporti. Una volta quando si voleva essere offensivi,vigeva una forma di snobismo tipo: "Lei non sa chi sono io", mentre oggi, cambiando perfino il pronome personale, le distanze si accorciano in un corpo a corpo in cui se ti va bene ti prendi un bel: "Non mi rompere i coglioni".
Perfino se arrivi tre secondi dopo che hanno chiamato il tuo numerino mentre fai la coda all'ufficio delle poste, la cassiera ha già chiamato il numero successivo, e trovi quello che è già approdato allo sportello e non è più disposto a tornare indietro.
"Mi scusi, ce l'avevo io il numero 37".
"Ah si? E dove cazzo eri quando lo ha chiamato?"
"Ero lì, in fondo all'ufficio, e stavo cercando di capire in quale sportello andare", ma come glielo spieghi a uno che ti sta ringhiando come se gli avessi fatto il torto peggiore della sua vita?
Come se il TFR glielo avessi rubato tu, come se la bolletta della luce gliel'avessi aumentata tu.
"Ok, stia tranquillo, ne ritiro un altro, faccia pure", ma la verità è che gliene vorresti dire quattro, a lui, a questo ufficio postale, a questo mondo che oltre all'aria pulita e all'acqua, sta esaurendo anche le buone maniere e va dritto a puttane senza nemmeno chiedere "quant'è ?".
Il dialogo costruttivo sta lasciando il posto al più becero livore, le proposte fanno spazio all'intransigenza, la democrazia sta abdicando alle barricate.
I social, i dibattiti televisivi, e ogni altra occasione di scambio tra persone su determinati argomenti diventa un duello all'ultimo sangue, è un Far West dove i proiettili sono sostituiti dalle parole. Chi grida di più (o chi ne spara di più), vince.
Prima ci rendiamo conto di come si sta deteriorando il dialogo e prima si potrà porre un argine ad uno dei momenti peggiori della comunicazione sociale di ogni tempo.

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