mercoledì 14 ottobre 2015

Miglioramento dell'accoglienza urbana



Il marketing urbano è l'insieme di azioni promozionali facenti parte di un piano strategico di una città volte ad attrarre decisioni di acquisto, investimenti esterni e il maggior numero possibile di visitatori-turisti. In realtà l'insieme di tali strategie è altresì volto ad incoraggiare decisioni di spesa anche da parte delle popolazioni endogene al territorio, al fine di muovere le economie interne in un meccanismo keynesiano di aumento della circolazione di beni e servizi che di per sè produce ricchezza per le aziende locali.
Per giungere a questo importantissimo obiettivo, una delle capacità della direzione urbana di marketing (se non esiste, createla anzichè fare nomine "ad capocchiam" che non aggiungono e non tolgono nulla alle reali esigenze della cittadinanza) è quella di mettere in campo azioni promozionali volte a far passare il messaggio che il tessuto economico e produttivo locale garantiscono gli stessi standard di qualità di servizi e di prezzi che possono essere trovati fuori.
Questo delicato ed importantissimo passaggio viene affidato a delle "partnership collaborative", ovvero una serie di azioni basate sul superamento dell'individualismo one-to-one a vantaggio della collaborazione tra aziende locali e della proposizione di servizi al cliente finale finalmente basati su prezzi competitivi e su elevati standard qualitativi, con il ricorso alle nuove tecnologie informatiche che facilitano cliente finale nelle proprie decisioni di spesa.
Tutto questo segna il passaggio verso quella che può essere definita la città attrattiva.
Sul quale argomento, se viene individuato un target specifico (es.: turismo culturale) bisogna esser capaci di creare sinergia nelle proposte da offrire alla cittadinanza ed ai suoi visitatori, inclusi tutti qugli eventi ispirati alla tradizione localistica in grado di suscitare curiosità da parte di un pubblico già sensibile a tale tipologia di manifestazioni.
Senza affondare il discorso sugli aspetti promozionali (poco o per nulla curati), il discorso da fare è che senz'altro occorre di più in termini di qualità di servizi da erogare al cliente finale.
La prima riflessione da fare in questa città – capoluogo caratterizzata da disfattismo e pessimismo circa le potenzialità della stessa di essere "interessante" per un pubblico di potenziali visitatori, è quella di superare tale visione leopardiana e catastrofica e cominciare a pensare ad una città in grado di erogare servizi di qualità ed efficienza, anche se non abbiamo nè il maschio Angionino nè la Galleria degli Uffizi. C'è bisogno che tutti, ma proprio tutti, dal direttore dell'albergo, al ristoratore, al commerciante di prodotti tipici, per finire al barista, siano chiamati a diventare degli esteti, ad essere coinvolti nelle tante ed interessanti iniziative locali che scaturiscono da vari movimenti associativi, impegnandosi a mettere in campo pratiche che abbiano come obiettivo l'eccellenza da praticare nella città-accogliente.
Quindi, in definitiva, non è che bisogna per forza essere città "turistica" per attirare, ma già l'attuale natura del capoluogo lucano, che intercetta oltre 25.000 presenze quotidiane per ragioni di studio o di lavoro, deve essere in grado di offrire una migliore qualità del servizio - la cui conseguenza si traduce in benefici immediati, risorse economiche e posti di lavoro per il tessuto produttivo locale -.
L'analisi degli arrivi e delle presenze, ovvero quella serie di dati quantitativi che non hanno nulla a che vedere con l'erogazione di servizi, deve essere sostituita da dati relativi alla gestione della qualità dei servizi, per aumentare sensibilmente la possibilità di accrescere il vantaggio competitivo dei servizi erogati dalle singole imprese e dalla città nel suo complesso.
Ma in che cosa una moderna città che vuole porsi all'attenzione di un vasto pubblico deve fare attenzione rispetto all'argomento della qualità dei propri servizi?