Massimo lo aveva annunciato presentando il live della
serata: Vi spareremo due ore di energia pura. Nemmeno il tempo di applaudire e
parte un’ondata rock di quelle che non ti aspetti.
La band produce note, sudore e lacrime ininterrottamente,
staccando pochi secondi tra un pezzo e l’altro, giusto il tempo per il frontman
di introdurre il brano successivo, e poi giù con Rolling Stones, Hendrix, Led
Zeppelin, ZZ Top, AC/DC e chi più ne ha più ne metta. Inevitabile e doveroso anche
un omaggio al duca bianco con Rebel Rebel, nella quale i ricordi del passato si
mischiano con quelli di un presente più vivo che mai in una fredda serata potentina riscaldata dal
sound energico di questi quattro scatenati rockers.
Certo l’immagine del cantante si sposa poco con le irsute barbe rock
dei texani o con il lunghi riccioli biondi di Robert Plant, forse rimanda più alla
compostezza del look di un David Sylvian, ma la musica che esce dal gruppo ha
per fortuna assai poco di composto.
I Daya sono un concentrato di energia che si è fidanzato con
il rock ma di nascosto strizza l’occhio al blues, per cui ogni tanto si lasciano andare alle
classiche dodici battute, addirittura con tanto di ospitata. Cooptatacome pubblico per l’occasione
quasi tutta la redazione della Gazzetta del Mezzogiorno cittadina, cosa tutt’altro
che scontata, a dimostrazione di quanto affiatamento ci sia non solo dietro le
scrivanie di piazza Mario Pagano tra i redattori del più importante giornale
lucano.
Tra il festante pubblico, presenze importanti (ed anche ingombranti) della cultura e dello spettacolo potentino, che partecipa sempre con grande passione
agli eventi locali.
Bella la scena in cui Tony Vece, professione fotoreporter, nel clamore assordante della musica pesante che si diffonde nell’aria, sposta la pancia delicata di Peppe Centola dal raggio d’azione delle casse, sotto gli occhi di Pete Townshend, venuto a Potenza nascosto nel maglione di Gianluigi Laguardia.
Bella la scena in cui Tony Vece, professione fotoreporter, nel clamore assordante della musica pesante che si diffonde nell’aria, sposta la pancia delicata di Peppe Centola dal raggio d’azione delle casse, sotto gli occhi di Pete Townshend, venuto a Potenza nascosto nel maglione di Gianluigi Laguardia.
Due ore filate di
note sparate dalle chitarre e dalla batteria dei Daya direttamente nelle
orecchie dei numerosi partecipanti alla reunion del Cincillà che nemmeno un
mezzo guasto all’amplificatore è riuscito a fermare, tra portate di cibi e
fiumi di prosecco e birra.
Una bella serata di festa, allegria, musica e incontri
trasversali tra generazioni: osservavo con Zio Matteo con un certo sollievo che non eravamo i più
anziani della festa.
Però, caro Massimo, la prossima volta, “My generation” degli
Who ce la dovete proprio fare, non fosse altro che per omaggio non solo alla
memoria di una band che merita l’olimpo del rock di tutti i tempi, ma anche
per significare una bella continuità musicale e di amicizia tra i componenti di
una band di periferia che non si arrende alle minacce del tempo.
Adesso che ci avete solleticato con una serie di hit famose del rock internazionale, siamo
pronti ad ascoltare anche un po’ del vostro repertorio, sì proprio quello nato a Rione Verderuolo.
Magari senza aspettare altri
trent’anni.
Alla prossima.
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