domenica 3 gennaio 2016

Dai Palmenti a Palazzo Ducale.

Non sono molti i posti nei quali è possibile fare più cose completamente diverse tra loro.
Chi penserebbe mai che, ad esempio, su uno stesso insediamento, si può ballare, fare il vino e diverse altre manifestazioni artistiche, musicali, culturali? 
Ebbene, questo luogo sono i Palmenti di Pietragalla. Sono circa duecento (ma c’è chi dice che in passato erano molti di più, poi soppiantati per far posto ai soliti insediamenti civili chiamati abitazioni), nei quali si possono fare alcune di queste cose.
Fare il vino resta sicuramente quella principale. Oggi ci sono famiglie che ancora lo fanno lì. Ma anche se molti palmenti sono abbandonati, resta questo mirabolante esempio di architettura contadina lì, alla fine del paese e all’inizio di un tornante che fa un otto, proprio come quelle piste elettriche con tanto di modellino di macchinina da corsa con cui giocavamo da bambini.
Parlando con amici del posto ci spiegano mille segreti sul borgo. E sul vino, sono tutti concordi nell’affermare una verità che non troveremo da nessun libro di storia né di cultura locale: “il nostro vino è meglio dell’Aglianico”. Ora, non so se vi rendete conto di quello che state dicendo. State affermando – anche con una certa sfrontatezza, lasciatemelo dire – che il “vostro” vino, sì, proprio quello che si faceva (e ancora si fa) in queste costruzioni dai tetti arrotondati scavate nel tufo della campagna pietragallese, è migliore di uno dei più famosi ed apprezzati vini mondiali. 
Ripetono, senza alcuna possibilità di smentita, che è proprio così, che loro forse avranno pure sbagliato il marketing, il lancio e la promozione del prodotto, ma se parliamo di qualità del vino, beh, sono pronti a fare qualunque prova. E spiegano che certi vitigni hanno delle caratteristiche uniche ed irripetibili che fanno di quel vino un prodotto che non teme confronti.
Poi ci portano a vedere da vicino quelle che nel loro dialetto chiamano i Rutt (suppongo che la traduzione possa essere "le grotte" per via dell’ubicazione sotto la strada, ma potrebbe anche essere una deduzione priva di fondamento). Nei Rutt si custodiscono botti un tempo innaffiate da quel vino meraviglioso di cui sopra.
Questa è stata la seconda sorpresa (la prima erano stati, appunto, i palmenti).
Poi arriva la terza: un Palazzo Ducale che dire solo che è bello vuol dire prenderlo a schiaffi.
Avendo ciascuno di noi avuto modo di vedere altri due o tre posti nella vita, quando ti trovi di fronte al Palazzo Ducale di Pietragalla, prima di procedere a fare i confronti strutture che hai visto nel passato, ti viene in mente una cosa: che noi, da queste parti, la promozione delle nostre bellezze non la sappiamo fare. Una costruzione che risale al 1500, con una tale bellezza architettonica da far impallidire molte delle cose che ci sono rimaste impresse nella memoria, con la differenza che per ammirarle avevamo percorso centinaia – a volte migliaia - di chilometri, mentre questa perla sta a un tiro di schioppo da Potenza. Una costruzione che è, al tempo stesso, castello e dimora gentilizia, con due balconate sorrette da imponenti archi di pietra sulla parte anteriore e finestre bifore sulla parte interna che richiamano palazzi di una importanza artistica che sarebbe vano scomodare, per non rischiare di passare per folli campanilistici visionari. Eppure tant’è.
Gli amici ci spiegano poi, accompagnandoci step by step, che il borgo si snoda a partire da questo palazzo che fa da porta principale al paese, in un complicato intrigo di vicoli che formano una specie di raggiera, conducendo tutti verso il corso principale posto all’esterno del  palazzo. 
Una piccola Venezia che, anziché essere costruita sulla laguna, è stata fatta sul tufo. A proposito di tufo: le costruzioni erette su questa pietra particolare non hanno affatto risentito del sisma del 1980 (il Big Bang dell’edilizia regionale), dimostrando che il tufo resiste ai terremoti meglio della roccia . Un’altra di quelle verità che non ti saresti mai aspettato. Come quella del vino, insomma.
La cultura locale è ben viva e rappresentata, tra gli altri, da una compagnia teatrale che, con una professionalità da far invidia agli attori famosi, mette in scena il classico: "Natale in casa Cupiello". Visto il periodo sembra anche normale. Ma il pubblico che affolla una sala del Palazzo Ducale appositamente allestita da volenterosi cittadini come se fosse un piccolo teatro è talmente numeroso da “costringere” la compagnia a fare delle repliche non previste.
Quando si respira vita, cultura, partecipazione alla vita di un borgo, e voglia di condividere delle esperienze sociali, ecco cosa salta fuori.
Prendi un palazzo del 500, degli antichi insediamenti caratteristici, una comunità attiva e partecipe, delle persone di buona volontà, un pizzico di talento, spirito di sacrificio quanto basta, ed il mix è pronto. Ed è tremendamente contagioso. È così che nasce la cultura.
Grazie a Vito e Paola, a Giovanni, e a Gabriella.

Un piccolo video-omaggio al piccolo borgo lucano QUI