mercoledì 4 marzo 2015

Fidarsi della fantasia


Ebbene si. Ci sono ricascato.
Va bene lo ammetto, me ne pento. Ma intanto l'ho fatto. E non si torna indietro. Non al punto in cui sono arrivato.
C'è un limite oltrepassato il quale, riavvolgere le lancette del tempo è impossibile.
E io quel limite l'ho passato.
Non ci riesco. E' più forte di me. Se vedo una cosa, o se sento una cosa, perfino se vivo una cosa che mi segna - non deve essere necessariamente qualcosa di eccezionale o di particolare, ma di sicuro mi deve dire qualcosa -, poi mi viene voglia di scriverla.
Di unirla ad altri frammenti scritti prima, o ad altri che verranno dopo.
E così nasce la dipendenza. Se son capace di uscirne? Si, credo di si. Dipende da quel che offre il mercato. La vita. Se abbia di meglio da fare che stare stupidamente ad osservare il mondo, oppure se concentrarmi su quello che dovrei fare io.
Ma intanto è diventata una cosa che a tratti non si può controllare.
Mi muovo con un taccuino con un elastico. No, non c'entra Hemingway, dai, non volevo dire quello. Non esageriamo adesso. Ma la memoria da tempo mi fa brutti scherzi, e allora la frego con la penna e la carta. A volte vorrei saper disegnare, cazzo. Invece niente: mi escono solo sgorbi. Non si capisce cosa volevo dire. Mi resta solo la parola per immortalare un pensiero su carta.
L'importante è che non siano pezzi di carta sparsi. Quelli fanno una brutta fine, lì in fondo alle tasche dei pantaloni. Ho provato anche a dar loro una dignità diversa, mettendoli nel portafogli. Cioè nel posto dove si tengono le cose importanti. Carte di credito, soldi, l'ultimo messaggio che mi ha scritto lei. Ma col tempo questi pezzetti di carta perdono di importanza, sovrastati dalle altre carte, mentre immortalate nell'agendina, non perdono mai valore, le ritrovo ogni volta che voglio. Ogni cosa deve stare al suo posto.
Dicevo? Si, che ci sono ricascato.
Non è un brutto vizio, alla fine. Mi fa stare bene, mi commuove perfino, a volte. Se spero che piaccia anche ad altri? Non importa. Purchè abbia regalato a me dei momenti intensi.
A cosa serve, in fondo vivere, senza vivere certi momenti?
E che importa che Alfonsina, Moran, Flaminia, Mary Louise, Sandro e la professoressa Magnani non esistano nella realtà?
Io posso dire che queste persone le ho conosciute, in un mondo di fantasia, forse, ma erano così reali da svegliarmi di notte e farmi alzare per andare a vedere come stavano, se tutto era a posto, oppure ancora lottavano con quella malinconia passeggera..
Scrivere è un'illusione, ma solo fino a un certo punto. Certe illusioni fanno più male della realtà, a volte.
E' proprio vero che non ci si può fidare nemmeno più della fantasia. E invece io ho scelto di farlo. E non mi è andata nemmeno così male.
Buonanotte a voi. E buonanotte a me.
In fondo esserci ricascato, non è stato poi così sbagliato.

martedì 3 marzo 2015

Il benefico Cerbero della musica italiana d'autore


E' un disco della maturità, del lavoro di squadra, della condivisione totale, della rinuncia al protagonismo smodato che caratterizza ogni campo del vivere quotidiano. In un mondo dove si parla di continuo di team work e di condivisione, questi tre menestrelli romani hanno accantonato l'egoismo e il primattorismo di esibirsi in solitaria per mettere a sistema le loro abilità di compositori, di esecutori, di poeti.
Ciascuno, con la propria sensibilità, ha messo il proprio 33% al servizio del progetto comune, ha accantonato l'egoismo di occupare il palco da solo, accontentandosi di una porzione di ciascuna canzone, ha rinunciato ad arrangiare il brano "alla sua maniera", secondo la propria anima musicale, e si è piegato al volere di una maggioranza resa perfetta dal numero dispari.
Ed è una lezione non solo musicale, ma di vita.Una lezione che ovviamente parte dalla musica, ma poi dà una carezza alla letteratura ("so immaginare una storia intera senza una sola parola vera"), si fidanza con la poesia ("L'amore non esiste, ma esistiamo io e te e la nostra ribellione alla statistica, un abbraccio per proteggerci dal vento"), per annegare dentro il rock ("Vi presento il mio avversario, mi assomiglia più di un po', ha il mio identico frasario, ma lo spiazzerò"), per finire addirittura (è la sorpresa finale) dentro al cinema. Il rock si trova certamente dentro molti arrangiamenti, dentro le parole, perfino dentro l'interpretazione che contraddistingue in maniera singolare ciascuno dei tre componenti di questa band che ogni tanto gioca a ritrovar se stesso.