martedì 10 novembre 2015

Se fossi geografia



Se fossi geografia sarei un’isola. Non un’isola grande, e neppure troppo vicino al continente, come la Sicilia, o facilmente raggiungibile da un’isola vicina, come la Corsica. Sarei un’isola sperduta in mezzo al mare, lontano dalla terraferma. Già la terraferma. Così si chiama il continente, infatti l’isola non è una terraferma, è una terramobile in balia delle onde del mare e non ha nessuna polizza di assicurazione contro il rischio di essere trascinata via dalla corrente, sta lì senza alcuna protezione, e il mare può farne quello che vuole, la può percuotere d’inverno oppure accarezzarla con la bella stagione, ma lei non se ne cura dell’umore del mare, della forza del vento, del rischio di essere spazzata via. Cazzuta e impertinente.
Se fossi geografia sarei un’isola impervia, non di facile attracco per le imbarcazioni, di porto non se ne parla proprio, perché vorrei stare lì, tranquillo, a rischiare di vivere la mia vita libera, senza i confini ristretti di chi ti sta troppo vicino, senza l'appiglio sicuro di una penisola e senza correre il rischio che uno si svegli una mattina e dica: andiamo un po’ su quell’isola.
Sarei un’isola dove, se decidi di venirci, non lo puoi decidere dalla mattina alla sera, lo devi pianificare per tempo, e prendere tutte le precauzioni, e sapere su quale lato dell’isola puoi attraccare, perché non tutti i lati sono favorevoli, e forse devi lasciare anche la barca un po’ più lontano e raggiungerla con una barchetta più piccola, dove al massimo ci vanno due, tre persone. Sarei un’isola piccina, però alla fine, sarei ospitale con quei pochi, pochissimi che dovessero decidere di affrontare il viaggio, l’attracco e la visita ad un’isola piccola e nemmeno poi così famosa, perché la vita mi ha insegnato che gli sforzi di chi passa a farti visita vanno sempre onorati.
Si, se fossi geografia sarei l’isola di Pitcairn, quella dove si rifugiarono gli ammutinati del Bounty. Perché proprio Pitcairn? Perchè è l'isola che si trova ad una distanza superiore a quella di qualsiasi altra isola dalle coste continentali, e non esistono approdi né aeroporti.
Forse anche perché ancora oggi, su quell’isola ci sono 67 abitanti in tutto, discendenti diretti di quelli che si ammutinarono.
Sì, se fossi geografia credo che vorrei essere un’isola piccola e cazzuta come quella, avere quel nome lì, un nome che non conosce nessuno, tranne 67 persone che la abitano, e anche se porto un altro nome ha poca importanza, in fondo.
Se decidi di venire, ti dò le coordinate giuste, potremmo passare del tempo a chiacchierare con qualcuno di quegli abitanti e farci raccontare com'è andata quella storia dei loro avi che si ammutinarono e che poi rimasero lì, a guardare il mare per anni. In fondo per vivere bene ci basta una storia. Non venite più di due o tre però. Da queste parti parlano sottovoce. 

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