giovedì 24 gennaio 2008

La grande Lucania si costruisce sui rifiuti???

Da un articolo apparso oggi su un quotidiano, estrapoliamo il tema del momento, che da progetto geopolitico, si trasferisce su un argomento di becera attualità, coinvolgendo le popolazioni interessate non già su tematiche di politica del territorio, bensì sulla condivisione di tematiche che nulla hanno a che fare con gli aspetti dello sviluppo. La monnezza ci accomunerà?
Il Cilento e il Vallo di Diano, che formano l’area sud della Campania, preparano le valigie e tornano in Lucania, Regione di cui anticamente erano parte. Quella che un tempo era solo un’idea vagheggiata, si fa ogni giorno più concreta. Il Sindaco di Castellabate lamenta la disparità di trattamento che si è creata rispetto ai grandi centri campani in quanto ai Comuni Cilentani, che sono usciti “puliti” dall’emergenza rifiuti, viene data la possibilità di conferire in discarica solo un’esigua quantità di indifferenziato. Così, carta e penna, scrive al Governatore della Basilicata, Vito De Filippo, che non ha accettato i rifiuti di Napoli, affinché metta a disposizione di questi piccoli Comuni, ricadenti nel Parco Nazionale ed attivi nella raccolta differenziata, le discariche lucane. Il Comune di Camerota prepara realmente un referendum per lasciare la regione ed entrare in Basilicata. “Non esiste alcuna strategia per la crescita turistica del Cilento, anzi c’è chi contrasta ogni strategia” ha detto il Sindaco Troccoli, che poi ha spiegato di voler aderire al Progetto Grande Lucania, che ormai si avvale di abili promotori e di un numero crescente di aderenti.

giovedì 10 gennaio 2008

Veltroni e il turismo

Quello che stupisce nelle recenti interviste che Walter Veltroni ha recentemente rilasciato prima a Fabio Fazio (Che Tempo Che Fa - Rai 3) e poi a Enrico Mentana (Matrix - Canale 5) è che quando le domande iniziano a spostarsi sui temi dello sviluppo economico e sulle prospettive di crescita, il Sindaco di Roma inizi a parlare di turismo. In entrambe le interviste Veltroni ha snocciolato dati e risultati conseguiti durante il suo mandato nella Capitale, presentando il turismo come la più importante risorsa a disposizione, sulla quale ha innestato in modo strategico le politiche di sviluppo di una grande città come Roma. Veltroni ha parlato di PIL, ha parlato di servizi per i cittadini, ha parlato del funzionamento di una città, del suo necessario ammodernamento per migliorare la qualità della vita dei cittadini, dei grandi progetti che l’hanno investita e la stanno investendo, ha parlato della Festa del Cinema, e in ogni passaggio il riferimento al turismo era chiaro, netto, limpido. Il turismo oggi è la prima e più importante industria in Italia e a livello locale è - o può essere - la più importante risorsa per avviare percorsi di sviluppo e di crescita non solo economica ma anche sociale. La vera industria oggi è il turismo, che produce il 14% del PIL in Italia e che ha un effetto moltiplicatore, nell’indotto, superiore a quello degli altri settori produttivi. E' il settore che da solo muove un sesto dell’economia italiana (ma in alcune regioni e in alcune aree arriva a rappresentare oltre il 30% del PIL ed è il vero fattore strategico di sviluppo).
Se si parla di industria, le categorie interpretative nel dibattito pubblico sono quelle dello sviluppo compatibile, dell’innovazione, della competitività. Se parliamo di turismo l’unica categoria interpretativa con la quale ci si confronta e che in queste ultime settimane ha largamente dominato le pagine dei quotidiani locali è “la regolazione”, i flussi controllati, la “tassa
turistica". Dopo decenni siamo ancora alla “capacità di carico”, al contingentamento, alla quantità sulla qualità? E l’innovazione e la progettualità dove sono? Dov’è il dibattito sulla potenzialità innovativa che il turismo ha sviluppato nelle più importanti e vitali città europee? Dov’è il dibattito allargato sul ruolo competitivo di Potenza, della Basilicata, sulla strategicità del suo mercato turistico e sulla capacità di attrarre in modo specifico, mirato, qualitativo? Ci sono, certo, politiche connesse alla promozione del territorio, ma siamo sicuri che siano indirizzate sulla strada giusta? Ne parleremo nei prossimi interventi. Il turismo va supportato, non sopportato.

giovedì 3 gennaio 2008

Lucania, terra di lentezza e vita

Riceviamo e pubblichiamo volentieri un contributo intelligente e sensibile del nostro amico campano, Enzo Cassano. Grazie Enzo

Il timore che la globalizzazione annullasse le identità di realtà dette, impropriamente, periferiche si sta rivelando infondato. L’etere ci consente, invece, di percepire le peculiarità di terre lontane attraverso la passione dei propri figli che, finanche con enfasi, non riescono a contenere l’entusiasmo nel raccontare di esse.
La Lucania è una terra di fascino perché ha storia, cultura, tradizioni che ne delineano una identità forse unica. E in un mondo sempre più “contaminato” dalla omologazione, dove “l’uno vale l’altro”, fatto spesso di luoghi anonimi e senza anima, perfino asettici, la ricerca di realtà dove la vita si manifesti ancora nella sua genuinità, nella sua veracità, nella sua vitalità (proprio perché piena di vita) diventa quasi un bisogno esistenziale. La ricerca spasmodica verso modelli astratti come la ‘modernità’, da perseguire a tutti i costi, talvolta ha indotto noi uomini a cancellare in fretta la nostra storia, il nostro passato inteso come vissuto. Innovare è un obiettivo, ma che va perseguito solo sapendo preservare la nostra identità, senza buttare via quello che di vero abbiamo e, soprattutto, senza dimenticare da dove veniamo.
La Lucania è tante cose. Le mie origini non vengono da questa terra ma da una molto vicina e tanto simile. Ma se dovessi descrivere con poche parole cos’é la Lucania, per come io la conosco, direi sinteticamente che è passione e vita. E’ una di quelle terre che hanno conosciuto la sofferenza, quella silenziosa di uomini che l’hanno costruita nel tempo, e che sono stati capaci, con la loro semplicità, di preservarne lo spirito. Ma oggi, in un periodo di decadimento spirituale degli individui, ci siamo accorti del vero valore di realtà come queste. E, finalmente, abbiamo invertito la rotta, conducendo le nostre attenzioni dove la vita è vera vita.
Intorno a noi c’è un mondo che forse ha corso troppo e per questo, in tanti luoghi, si è anche smarrito. La Lucania, invece, ha avuto un passo diverso, lento, che ne ha garantito un naturale e stabile equilibrio. E sul concetto di “lentezza”, da percepire come un chiaro valore, concludo riportando un brano del noto sociologo Franco Cassano, mio omonimo, anch’egli figlio del sud, che di essa tesse costantemente l’elogio:
Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perché andare a piedi è sfogliare il libro e invece correre è guardarne soltanto la copertina. Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l’anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada.”
Il mio augurio sincero a questa amata terra ed ai suoi figli.
Enzo Cassano - architetto