martedì 15 ottobre 2013

Il numero perfetto è quattro


So solo che quando partono la batteria e poi il contrabbasso e poi i primi accordi di piano di Dave Brubeck, poco prima che si innesti il sassofono che dà il riff di "Take five", mi immergo in un'altra dimensione.
So che se fai le cose fatte bene, non basta, c'è sempre chi le ha fatte o dice che le farà meglio.
So che quando dici qualcosa e sei certo di dire la verità, esce sempre un'altra verità alla quale non avevi pensato, oppure è solo un altro punto di vista.
Ma è bello saperlo accettare.
So di non avere tutti i punti di vista.
So che a metà pezzo, quando rimane per un pò solo la batteria, il contrabbasso e il piano di Dave Brubeck e il ritmo sembra finire, qualcosa mi manca, ma non riesco a capire bene cosa.
So che non è vero che la forma è forma e la sostanza sostanza, so che molte volte la forma è anche sostanza, ma spesso molti se lo scordano.
So che anche io me lo scordo, qualche volta.
So che questo rullante sincopato alternato al tocco leggero del piano presto dovrà finire o questa melodia potrebbe anche rischiare di lasciarmi in uno stato di perenne attesa.
So che molti lucani sono in un stato di perenne attesa.
Mi sembrano la batteria, il contrabbasso e il piano di Dave Brubeck.
So che molti non hanno coraggio, pur ostentandolo ai quattro venti, ma poi alla prova dei fatti si sciolgono come una pozzanghera di agosto, proprio quella pozzanghera che lo sanno tutti che alle prime piogge tornerà a riempirsi di nuovo e le macchine ci sbatteranno le ruote dentro nel passaggio, ma niente. L'acqua ritornerà a formarsi, magicamente.