lunedì 2 novembre 2015

Racconto per "Women in Wine" - Venosa, 30 ott. 2015 (*)

    

1.
Lavoro in un wine bar che si trova in una stradina adiacente alla piazza principale del mio paesino. Poche migliaia di abitanti, d’inverno il clima non aiuta, le strade sono spesso deserte, si esce poco, ma certi sabato sera d’estate ci sembrano il Carnevale di Rio.
Un pomeriggio di fine estate, mentre stavo pulendo la macchinetta del caffè, entrò nel locale un uomo con una piccola guida della Basilicata in mano e, senza nemmeno salutare, chiese direttamente: "un caffè macchiato". Inversamente alla sua palese fretta, mi girai lentamente, lo guardai e, ignorando per un attimo la sua richiesta, lo accolsi con un convinto: "Buongiorno!"
Lui, mortificato, si scusò, disse che stava andando di fretta perché stava per partire il pullman per il castello di Venosa. Allora sorrisi, mi asciugai le mani sul grembiule e gli dissi:
- Il suo pullman ormai è partito, ma non si preoccupi, ne partirà un altro tra trenta minuti esatti. C’è una strana puntualità nei nostri paesini, ma lei è fortunato: il caffè la ripagherà della delusione. Io mi chiamo Sonia. Lei da dove viene?
Mi disse di chiamarsi Emilio, che veniva dalla provincia di Torino. Che aveva una compagna lucana e che era venuto in Basilicata per la prima volta per cercare di chiarire qualche incomprensione..
E certo, i rapporti a distanza.. E poi lei doveva avere proprio un bel caratterino….
- Allora – dissi -, visto che non le posso fornire alcuna indicazione sulle donne locali perché ci ha già avuto a che fare, adesso che ha qualche minuto, se vuole le dico un attimo cos’è questa terra, che invece ancora non conosce. A lei la pizza piace?
Fece una faccia strana, come per dire: "che c’entra la pizza?", ma rispose: "Si, certo".
- Bene, allora le spiego la Basilicata come se fosse una pizza. Una capricciosa. Ha presente, no? Quella con un sacco di ingredienti.
L’uomo mi guardava come se avesse appena visto una marziana.
- Si, perché, vede, nella nostra Basilicata a nord ci trova i carciofi, verdi come i boschi del monte Vulture e i laghi di Monticchio, due laghi asimmetrici, come se il pizzaiolo non avesse ben dosato le proporzioni.  A ovest ci trova le olive verdi come i monti dell'area di Potenza, con il capoluogo, città verticale per definizione.  A est la pizza si fa morbida e pianeggiante, e si riempie di gustosa mozzarella come i bianchi calanchi di Aliano e la piana di Matera, dando vita ad un tripudio di gusto e sapori che la riportano alla più antica delle civiltà dell'uomo.
E infine il sud della pizza – pardon, della regione - degrada verso il mare. Il Tirreno e lo Jonio la bagnano, cullandola come l'olio che ne assembla gli ingredienti. E io, da buona lucana, su questa pizza capricciosa - lei mi permetterà – aggiungo un bel tocco di lucanità, e cioè un paio di peperoni cruschi sbriciolati, rossi come i nostri tramonti.
E lì lo guardai direttamente negli occhi:
- Ma lei li conosce i peperoni cruschi??
Dalla faccia dedussi che non ne aveva nemmeno sentito parlare.
- Non si preoccupi, a Venosa certamente li troverà e li gusterà. Comunque, lei in questi posti ci ritornerà. Capita a tutti.
A quel punto mi alzai e tornai dietro al bancone. Lui mi guardava meravigliato, un po’ frastornato, ma con l’aria incuriosita.
- Io oggi ho la mezza giornata libera, vuole che la accompagni io?
Continuava a guardarmi piuttosto meravigliato, ma dall’espressione non mi sembrava che la mia offerta gli dispiacesse.
- Mi dia solo il tempo di mettere a posto delle cose. E ovviamente di prepararle il caffè. Macchiato, vero?

2.
Entrati al castello di Venosa, fummo investiti da odori e rumori tipici di una festa dedicata ai sapori lucani. Emilio mi disse che una delle ultime volte che aveva sentitola sua ex compagna, prima che non rispondesse più al telefono, gli aveva comunicato che gestiva uno stand proprio a questa festa, ed era quello il motivo per cui si era precipitato qui.